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Livelli della Coscienza – Dialogo fra Alphonse Ceptic e Joël Ducatillon
Steel Storm Staelhe
Livelli della Coscienza
Dialogo fra Alphonse Ceptic e Joël Ducatillon
Tratto da “Acqua Diamante, una Coscienza“, di Joël Ducatillon
Alphonse Ceptic è un giornalista, un uomo di buona volontà e coraggioso che viene ad intervistare J.D. a proposito della sua ricerca. Egli non nasconde il suo scetticismo ma accetta con onestà di riflettere su ciò che seguirà.
A.C.: Buon giorno Signor Ducatillon, sono felice d’incontrarla per questo dialogo.
J.D.: Grazie per l’interesse che lei porta ai miei lavori, cercherò di essere il più esplicito possibile. Si accomodi, prego.
A.C.: Grazie, hm… con che cosa cominciamo?
J.D.: È lei che me lo deve dire, lei è il porta parola di tutti quelli che sono ancorati nel funzionamento del mondo.
A.C.: Precisamente, cosa intende dire con: “ancorati nel funzionamento del mondo”?
J.D.: Gran domanda per cominciare; lei è in forma! Da parte mia, distinguo quelli che funzionano modellandosi alle norme del sistema da quelli che si ribellano e cadono in un funzionamento inverso. Esistono anche degli esseri che seguono un percorso caratterizzato dalla manifestazione della loro creatività. In questo gli artisti sono avanti di una lunghezza.
A.C.: Non siamo forse costretti al funzionamento? Quale caos se nessuno accettasse d’essere un ingranaggio della società!
J.D.: Beninteso, nella materia vi è una certa obbedienza alle regole, per evolvere secondo una certa armonia. Esiste però tutto un mondo tra il fatto di partecipare coscientemente e con amore attraverso dei funzionamenti, e quello di esserne schiavi. Per esempio: se sbrigate i vostri compiti quotidiani in uno stato di costrizione, voi non siete felici, e con il passare del tempo diventerete tristi, vecchi, e forse anche ammalati. Se lavorate con la consapevolezza che state creando, che esprimete la creatività della vostra totalità, allora la gioia, la leggerezza ed il sorriso vi arricchiranno.
A.C.: In che modo l’uomo è arrivato ad essere infelice, impigliato nelle costrizioni?
J.D.: L’uomo crede di essere soltanto una personalità che cammina sulla terra. Quando è bambino, gli inculchiamo delle costrizioni senza dirgli che sono regole necessarie al suo sviluppo. Lo si riempie di “sapere” a scuola, e di giocattoli a casa. Sovente non riceve la qualità d’amore che lui desidererebbe. Qualche volta resta per delle ore davanti alla TV, anestetizzando il muscolo della sua intelligenza. Il bambino non crea abbastanza, si sente inferiore all’adulto ed entra in un sistema di sottomissione, «perché sono i miei genitori», e ciò può condurre alla famosa ribellione dell’adolescenza, frutto di un’infanzia resa artificiale.
A.C.: Non è forse l’ordine normale delle cose? Non è sempre stato così?
J.D.: Si, è così da secoli, non tenendo conto dell’espressione delle attività che differiscono secondo le mode e le tecnologie del momento. Questa programmazione a partire dall’infanzia fu necessaria e normale come lei dice, ma diventa sempre più insufficiente e ristretta da quando la coscienza aumenta. Si può dire che, da qualche decennio, l’educazione e l’istruzione dei bambini non sono più all’altezza del loro potenziale di vita e d’intelligenza.
A.C.: Lei dice che l’uomo ha una visione erronea di se stesso a causa dell’educazione e dell’istruzione? Ma allora lei denuncia tutto il sistema! Non sono d’accordo con lei, perché ciò che si fa mi sembra di qualità.
J.D.: Beh, direi che l’uomo ha una visione, se non sbagliata, in ogni caso incompleta di se stesso. Io constato che il sistema educativo e d’istruzione prende radici in uno stato di coscienza che adesso diventa sterile, e penso che deve cambiare per soddisfare la richiesta dei giovani umani.
A.C.: Capisco sempre meno, che cos’è uno stato di coscienza?
J.D.: Lei è cosciente di essere seduto su questa poltrona?
A.C.: Mi prende in giro?
J.D.: Assolutamente no, se lei fosse addormentato non sarebbe cosciente di essere seduto sulla poltrona.
A.C.: Il suo ragionamento è semplicistico. Se passassimo alle cose serie!
J.D.: Lei non sarebbe cosciente del colore del suo pullover, se fosse cieco. Le si potrebbe dire che è blu, rosso o verde, e lei prenderebbe questo per vero.
A.C.: Lei non ha fortuna, io ho una buona vista. Come può cavarsela?
J.D.: Sono entrato volontariamente in questa banale dialettica per dire che la coscienza è analoga all’organo della vista, e che questa può essere nebulosa o sviluppata a profitto della felicità dell’uomo.
A.C.: Allora, in che cosa l’attuale sistema non è più appropriato?
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J.D.: Vorrei esporle gli slogan che sostengono ed inquadrano la maggior parte dei comportamenti collettivi ed individuali, considerando che una somma di individui che funzionano allo stesso modo costituisce una massa di comportamento robotico di una coscienza collettiva. Nella famiglia: «Noi siamo i tuoi genitori, devi fare ciò che noi desideriamo per te. Noi siamo l’autorità, la saggezza ed abbiamo più esperienza. Devi lavorare bene a scuola per avere un buon mestiere ed un buon conto in banca; così noi potremo essere fieri di te». Il bambino riceve dunque delle immagini di possesso e di attaccamento, di sottomissione all’autorità, di venerazione verso i suoi genitori. Lo si programma perché lavori a scuola con un obiettivo interessato, e non nell’apprezzamento immediato di un lavoro che porta disciplina e struttura psichica. Viene perciò spinto alla competizione, all’avidità, all’arrivismo ecc. A scuola: «Voi discendete dalla scimmia, la vostra memoria c’interessa. Voi imparerete delle quantità incredibili di “come funziona questo”, ma eliminerete dal vocabolario il “perché è così”. Tra i miliardi di stelle soltanto la terra è abitata. Tutto ciò che i sapienti dicono è vero, ecc.». Nella religione: «Voi siete nati nel peccato. Per fortuna è venuto il Cristo, altrimenti… Noi siamo gli intermediari fra Dio e voi, perché voi non siete capaci di intercedere da voi stessi. Quando siete morti la vostra anima va in cielo con gli angioletti, ecc.». Nella salute: «L’uomo è onnivoro come il maiale. Voi potete mangiare di tutto. Perché la malattia viene dai microbi. Noi, come i religiosi, abbiamo la conoscenza per portarvi alla salute. Così venite regolarmente alla manutenzione come per la vostra automobile, ecc.».
A.C.: In effetti, è un sacramento di programma!
J.D.: Ma non è un programma sacro! Ecco all’ingrosso ciò che s’inculca ai giovani umani. Una volta adulti, essi funzionano su queste basi perché pensano di dover riuscire a farsi un posto nella società prima di diventare vecchi e malati. Così sacrificano il tempo necessario alla conoscenza di loro stessi al profitto di una corsa chimerica. Oppure, rifiuteranno in blocco questo sistema per diventare dei delinquenti. Questo sistema di coscienza ha come struttura la parola AVERE. Dunque, per AVERE bisogna agire per un AVVENIRE migliore del PASSATO. Questo porta alla RIUSCITA, o al FALLIMENTO. L’apprezzamento del momento presente non si esprime, allora, che nelle dipendenze e nei piaceri immediati. Questo (1°) livello di coscienza si chiama:”La Coscienza dell’Albero della Morte”.
A.C.: Tuttavia, per me la riuscita è interessante.
J.D.: L’ha detto lei, è interessante per superare le paure dell’insicurezza, per evitare la vergogna in confronto degli altri, e per attirare l’amicizia di chi ci circonda. È molto interessante per la sua immagine, cioè per la menzogna protocollare che fa la pubblicità della sua personalità.
A.C.: Basta, basta! Lei è stato duro con me, penso che andrò a casa, perché comincio ad essere stanco. La rivedrò quando avrò digerito. Arrivederci.
J.D.: Un suggerimento: tolga la lettera “I” dalla parola imago (immagine), non resterà in lei che il MAGO. A presto, spero.
Dialogo del giorno dopo.
J.D.: Buon giorno, Signor A.C., come sta?
A.C.: Dopo qualche turbolenza, sto meglio. C’è stato un momento in cui ho maledetto lei, poi, dopo riflessione, ho constatato che effettivamente il sistema attuale tende a robotizzare l’essere umano.
J.D.: Bene … fortunatamente, molti esseri, come lei, s’interrogano su ciò che sono realmente e cominciano a trovare delle risposte soddisfacenti. Il fenomeno delle sette è nato da questo risveglio spirituale velocemente recuperato da dei “guru” più o meno ben intenzionati, talvolta sinceri ma ingannati dalla loro stessa ignoranza.
A.C.: Come definisce lei una setta?
J.D.: Deriva dalla parola latina che significa “SEGUIRE”. Le persone che vogliono uscire dal primo livello di coscienza abbordato nel primo capitolo, non sono sovente capaci di avanzare da sole, leggendo per esempio la numerosa letteratura disponibile ed esaminandosi nella propria coscienza. Esse s’incamminano così verso degli insegnamenti di gruppo enunciati verbalmente, e diventano i satelliti dei cosiddetti maestri. Questi insegnamenti sono utili, talvolta ricchi e profondi, ma possono diventare una trappola per coloro che vi restano bloccati, attaccati a loro ed agli insegnanti che li promulgano.
A.C.: Così rientrano in un funzionamento, espresso in modo diverso?
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J.D.: Esattamente. Lasciano il funzionamento collettivo del primo livello di coscienza per entrare nel secondo, chiamato: “Coscienza della conoscenza dell’albero del bene e del male”. A questo livello, le persone non possono ancora disfarsi del robotismo programmato nei loro diversi corpi, così a questo livello 2 cominciano a rifiutare, talvolta a detestare, il livello di coscienza del primo livello. In uno slancio mistico-emotivo, questi esseri lasciano a volte, per esempio, la loro famiglia e il loro impiego, motivati da un rifiuto radicale di tutto ciò che costituisce il funzionamento collettivo.
A.C.: Perché l’albero della conoscenza del bene e del male? Le persone del primo livello (albero della morte) non sono coscienti del bene e del male?
J.D.: Sì, ma vi è una differenza ed essa è grande, pur essendo sottile. Gli esseri che vivono nel primo livello di coscienza, funzionano secondo il bene ed il male decretati, decisi dalle norme della religione, dei costumi e della famiglia. Per esempio, vi sono delle pratiche considerate cattive in Europa e buone in Africa. Essere poligami è normale presso certi popoli, mentre da noi questo non può essere accettato come buono per l’essere umano. Nella tappa seguente, l’essere si disfa progressivamente di queste norme, qualche volta brutalmente, con la ribellione. Percepisce progressivamente quali sono i suoi criteri, determinando ciò che è bene o male per se stesso e non per soddisfare l’immagine che gli fu mostrata fin dall’infanzia. Capisce a poco a poco che il suo sviluppo si realizza nel rendere concreto ciò che egli è e non ciò che possiede come sapere, erudizione o beni materiali. Questo passaggio dura parecchi anni, con molti tentennamenti e confusioni all’inizio, perché si tratta di riconsiderare tutto al